venerdì 29 maggio 2015

Un lavoro legale... ma anche no

Negli ultimi giorni ha fatto notizia quanto successo in Romagna, dove il Fisco si è mosso contro le prostitute della zona per ragioni, appunto, fiscali. E si è reso conto che gli strumenti a sua disposizione sono in fondo armi spuntate in questo caso.

Al di là di armi spuntate o meno... dopo questa iniziativa del Fisco si è alzata un sacco di polvere. E di ignoranza.
Da una parte chi pretende la legalizzazione della prostituzione.
Dall'altra parte chi pretende un inasprimento delle pene contro la prostituzione.
In mezzo una piccola minoranza che chiede "solo" una regolamentazione della prostituzione.

Chi ha ragione?
Dal punto di vista morale mi astengo, non perché io non abbia le mie idee, ma perché non è il tema di questo articolo.
Dal punto di vista legale... la piccola minoranza ha ragione.

Mi spiego meglio.
Il reato di prostituzione in Italia non esiste. Leggetevi pure tutti i codici... quello penale, quello civile, quello penale militare, qualsiasi altro codice italiano possa esistere... non troverete il reato di prostituzione.
Quindi coloro che si prostituiscono non commettono nessun reato.

Ora voi mi direte... e allora tutte le retate che colpiscono le prostitute e chi le "protegge"?
Allora, per quanto riguarda chi le "protegge"... prostituzione è una cosa, sfruttamento della stessa un'altra. E quest'ultimo è reato, eccome se lo è.
Per quanto riguarda le prostitute (uso il termine femminile in quanto purtroppo abituale, ma il discorso vale anche per prostituti maschi o per trans o altro)... il problema lo hanno quelle che esercitano per strada: in Italia la prostituzione non è reato, ma l'adescamento sì.
E infatti quelle che vengono processate ed eventualmente condannate lo sono per il reato di adescamento (che non ha necessariamente a che fare con i soldi... teoricamente anche una che per strada mi vedesse, decidesse che io sono un uomo di suo gradimento e facesse di tutto per convincermi ad andare a letto con lei per suo puro piacere, senza che ci siano soldi in gioco, potrebbe essere condannata per adescamento).

Ma allora, se la prostituzione è legale perché non può essere esercitata come ogni altra professione, tasse comprese?

Il problema è la vecchia legge Merlin, che nel 1958 decretò la chiusura delle cosiddette case di tolleranza, alias bordelli.
Il problema è che detta legge dichiarò illegali appunto i bordelli, ma non disse nulla sulla prostituzione in sé, non la mise fuorilegge ma neanche la regolamentò. E nei 57 anni da allora passati nessuna altra legge se ne è occupata.

Cosa significa ciò?
Che la prostituzione è legale (quindi chi dice di volerla legalizzare non sa di cosa parla e chi dice di voler aumentare le pene forse dovrebbe capire che è un po' difficile aumentare le pene per cose che, essendo legali, non sono sottoposte a pene) ma che non è regolamentata come le altre professioni.
Senza una regolamentazione ufficiale è difficile (eufemismo) poter regolare tasse, contributi pensionistici, mutualistici o altro.
E da 57 anni manca in Italia una regolamentazione per una professione che (indipendentemente da ogni possibile giudizio morale) è legale.

E pensare che prima che arrivasse quella bigotta della Lina Merlin eravamo quasi all'avanguardia in Europa.

Saluti,

Mauro.

martedì 26 maggio 2015

La Resistenza che non c'è stata

Qualche giorno fa, chiacchierando su whatsapp con una cara amica, è venuta fuori la domanda sul perché durante la seconda guerra mondiale non ci sia stata resistenza contro il nazismo in Germania (due attentati compiuti da gruppi piccoli e isolati infatti non sono una resistenza, tenendo anche conto che uno dei due gruppi di attentatori poi in realtà voleva solo un cambio ai vertici del partito), come invece c'è stata in Italia, in Francia e in altri paesi.

Ora gli storici dovrebbero poter dare risposte migliori delle mie, e molti lo hanno fatto (o per lo meno ci hanno provato).
Però io qui voglio dare la mia risposta, opinabilissima, e non fare copia-incolla da varie fonti, per quanto autorevoli o ben scritte.

Prima di andare avanti bisogna premettere una cosa: dissenso ce n'era anche in Germania, sia prima che durante la guerra, come anche nell'Italia fascista... ma dissenso politico, non resistenza armata.

N.B.: Di seguito scriverò sempre solo resistenza, ma è ovunque sottinteso resistenza armata.

Chiaramente un fatto del genere ha un insieme di spiegazioni, non può essere spiegato con una sola causa.

Tra le cause note e di cui si può leggere quasi ovunque, si possono citare le seguenti:
- i tedeschi e la Germania stavano meglio che sotto Weimar o sotto l'ultimo Kaiser (dicono nulla i trattati di Versailles?);
- gli anni venti in Germania erano stati anni di violenza e tumulti e la "tranquillità" portata da Hitler per molti era un paradiso;
- la vecchia Prussia (parte dominante della Germania ancora ai tempi di Hitler) era - anche nel popolino - semplicemente "addestrata" a rispettare l'autorità, qualunque essa fosse;
- in Baviera (roccaforte nazista) in forme diverse valeva un po' la stessa cosa;
- la propaganda nazista era riuscita a radicare la dittatura decisamente di più di quanto non sia riuscita quella di altri paesi fascisti.

Alcune di queste ragioni hanno più peso, altre meno, ma sono tutte note.

Però io aggiungerei un'altra ragione, generalmente molto sottovalutata se non addirittura taciuta.

Quando e dove hanno fatto la Resistenza l'Italia e la Francia citate all'inizio? E soprattutto contro chi?

In Italia la Resistenza è nata nel 1943 nella parte del paese occupata dai tedeschi... gli italiani si sono mossi contro i tedeschi, ossia degli stranieri. Fino al 1943, senza tedeschi in casa, gli italiani - anche i dissidenti - non hanno creato una Resistenza.
In Francia la Resistenza è nata, logicamente visto che prima non c'era fascismo, dopo l'occupazione e si è sviluppata soprattutto al nord, nel territorio direttamente occupato dai nazisti, contro lo straniero tedesco. Nel sud, nella Francia di Vichy, la resistenza è stato un fenomeno decisamente minore... almeno fino a che il governo fantoccio si teneva su con proprie forze e senza sostegno di truppe tedesche.
E lo stesso vale per gli altri paesi dove c'è stata resistenza.

Prima di giungere alle conclusioni, per evitare fraintendimenti, guardiamo cosa è successo nell'altra grande dittatura del '900: l'Unione Sovietica.
C'è mai stata resistenza? Durante l'avanzata nazista contro i nazisti, sì... ma prima e dopo, contro lo stalinismo, c'è stata resistenza? No, dissenso sì - vedasi sopra per Italia e Germania - ma resistenza no. Del resto lo stalinismo era "produzione propria", non veniva dall'estero.

E ora passiamo alla Germania.
È mai stata occupata? Sì, verso la fine della guerra... ma non da dittature (OK, l'URSS la era, ma in quel momento era una situazione particolare), bensì da chi ha abbattuto la dittatura.
E oltretutto la popolazione tedesca in quegli ultimi due anni di guerra era troppo stremata da fame e bombardamenti per resistere a chichessia.
Però prima, a partire dal 1939, nessuna resistenza neanche durante la guerra... il nazismo era "produzione propria", non era un occupante.

Cosa voglio dire con tutto ciò?
Che una resistenza la si sviluppa contro chi viene da fuori, chiunque esso sia, non contro i mali politici autoprodotti.
Contro questi si sviluppa dissenso politico o resistenza civile, proteste non violente di massa, magari singoli o gruppetti possono operare singoli attentati o anche peggio... ma - almeno nei paesi europei - una vera resistenza diffusa e organizzata non ci sarà di fronte a una dittatura autoprodotta.

Una rivoluzione sì, potrebbe esserci, ma sarebbe un'altra cosa (e le rivoluzioni spesso si fanno anche contro le democrazie, non solo contro le dittature... anche se in questo caso vengono chiamate colpi di stato).

Saluti,

Mauro.

sabato 23 maggio 2015

La democrazia di Renzi

Renzi vorrebbe il sindacato unico.

Peccato che il sindacato unico esista solo nei paesi a partito unico... ergo nelle dittature.

Chi vuol capire, capisca.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 20 maggio 2015

Preziosi, il Genoa e l'Europa

Il Genoa è una squadra di calcio di grande tradizione e molto gloriosa. È la squadra più antica d'Italia, ha vinto nove scudetti e ha vari altri record.
Però va sinceramente detto che dalla fine della seconda guerra mondiale in poi... non è che abbia ottenuto molto. Spesso in serie B, due fugaci apparizioni in Europa, generalmente un onorevole galleggiamento e poco più.

Da un po' di anni però il mio Genoa è stabilmente in serie A e spesso con ottimi risultati. Questo è merito in primis del presidente Enrico Preziosi (ma anche dell'allenatore Gasperini, antipatico e un tempo arrogante, i fallimenti a Milano e Palermo da questo punto di vista lo hanno calmato.... ma devo ammettere estremamente capace).
Preziosi che, comunque, si sta in realtà facendo solo perdonare le due retrocessioni in serie C (una poi sventata - da genoano dico: ingiustamente - a tavolino).

Ma a parte meriti e demeriti passati vorrei parlare del Genoa di oggi. E delle coppe europee.
In questo momento il Genoa sta giocando il miglior calcio della serie A, è sesto in classifica (senza la marea di infortuni che ha avuto sarebbe messo anche meglio) e in questo momento sarebbe qualificato per l'Europa League (quella che un tempo era la coppa UEFA). E se non succede nulla di eclatante, mancano solo due giornate alla fine del campionato, la qualificazione non dovrebbe sfuggire.

Però... la Federazione (la FIGC) ci ha negato la licenza UEFA. Correttamente, secondo le regole.
Ma "solo" per problemi con la documentazione sui conti, non, come molti dicono, per i conti in disordine (cioè, in realtà i conti non sono buoni, ma secondo le regole FIGC vanno bene... infatti conti in ordine come da azienda seria credo che in Serie A li abbiano solo Juventus e Sassuolo, quindi se il calcio fosse valutato imprenditorialmente in Europa l'Italia avrebbe solo queste due squadre e stop).

Come detto il problema regolamentare del Genoa ha a che fare con la documentazione, non coi conti in sé. E non è in realtà difficile presentare detta documentazione (credete che gente come Lotito, De Laurentiis o Zamparini - per citare i primi che mi vengono in mente - sia più onesta e capace di Preziosi? Eppure la documentazione in ordine la portano).

Quello che i non genoani forse non sanno è che Preziosi "odia" l'Europa (infatti per lui il calcio significa calciomercato più che calcio giocato... lui si diverte col gioco della compravendita non col gioco con la palla).
Tutti noi genoani ricordiamo quando pochi anni fa siamo andati in Europa League... la squadra era troppo forte per rimanere fuori dall'Europa e in realtà poteva ambire anche alla Champions' League (la vecchia coppa dei Campioni)... ma Preziosi la fece frenare nei momenti giusti per evitare almeno la prima classe europea (evitare anche la seconda sarebbe stato troppo scandaloso).

Quest'anno c'è una situazione simile. Il Genoa sta giocando benissimo. Per le proprie qualità e anche per la pochezza di molti avversari l'Europa è a un passo... ma a Preziosi l'Europa non piace.

Sarò dietrologo, sarò complottista, sarò tutto quello che volete... ma per me i problemi di documentazione sui conti sono voluti. Voluti da Preziosi per evitare l'Europa senza costringere la squadra a perdere partite.

Saluti,

Mauro.

Aggiornamento:
Neanche il Palermo di Zamparini ha ottenuto la licenza, anche se non conosco le motivazioni.

giovedì 14 maggio 2015

La leggenda della Teina

Da ormai una decina, forse anche una ventina o qualcosa di più, d'anni si è diffusa - sull'esempio del caffé decaffeinato - la moda del té deteinato (ma non tanto di più di una ventina d'anni, visto che il caffé decaffeinato io lo conosco da sempre, mentre il té deteinato lo ho scoperto che ero già ben, ma molto ben, oltre l'infanzia).
Moda dovuta a strani discorsi salutistici... ma comunque non è questo il tema oggi. Se caffeina, teina o quant'altro facciano bene o male molti altri lo hanno detto in maniera più precisa di quanto potrei fare io (e se anche io potessi farlo meglio di loro non sarebbe comunque il tema di questo articolo).

Il tema è: cos'è questa strana teina che da un bel po' di anni è spuntata agli onori delle cronache?

Potrei darvi due risposte:
1) la teina è un sinonimo;
2) la teina non esiste.

Ed entrambe sarebbero - anzi sono - giuste. Vedo che state arricciando il naso... tranquilli, ora vi spiego.

Torniamo all'inizio, dove ho citato per paragone il caffé e la caffeina.

Vi presento qui l'immagine della molecola caffeina:

Posso offrirvi anche la formula chimica della caffeina? Eccola:

C8H10N4O2

Ora mi chiederete, che cavolo c'entra tutto ciò col té e la teina? Ve lo spiego subito.

Vi presento qui l'immagine della molecola teina (no, il fatto che il link sia lo stesso di cui sopra non è un imbroglio, provate a cercare "teina" su wikipedia):

Posso offrirvi anche la formula chimica della teina? Eccola qui:

C8H10N4O2

Notate qualche differenza rispetto all'immagine e alla formula precedenti? No? Ma non mi dite!

Il problema è molto semplice (e non è in realtà neanche un problema in sé, se non fosse che il marketing ha bisogno di problemi per cui possa vendere soluzioni).

La caffeina è una molecola (per la precisione un alcaloide) presente in molte piante. È presente nel caffé, nel té, nel mate, nel cacao, nel guaranà e in altre piante ancora.

È stata scoperta per la prima volta nel caffé. E da qui il nome caffeina. E poi è stata scoperta anche nelle altre piante (infatti talvolta ha ottenuto anche il nome guaranina, non solo quello di teina).

Dove entra in gioco il marketing?
Entra in gioco quando qualcuno (a torto o a ragione non è qui importante) ha pensato che la caffeina nel caffé facesse male (io personalmente, drogato da caffé, se fosse ciò vero rinuncerei totalmente al caffé, visto che il caffé senza caffeina non è caffé... ma questa è una mia opinione, prendetela quindi semplicemente per tale)... e ha inventato il caffé decaffeinato.

Però poi si scoprì che la stessa molecola "eccitante" (appunto la caffeina) era presente anche nel té... e allora doveva far male anche lì.
Ma come commercializzare un té decaffeinato? Chi lo avrebbe preso sul serio? Il caffé è caffé e il té è té. Punto.

E allora è spuntata la teina che, come scritto sopra, è:
1) un sinonimo, in quanto indica la stessa cosa della caffeina;
2) inesistente, in quanto il nome originario e usualmente usato è caffeina.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
In realtà il vero nome ufficialmente riconosciuto dalla chimica è: 1,3,7-trimetil-1H-purin-2,6(3H,7H)-dione, non caffeina, teina o guaranina 😉

domenica 10 maggio 2015

Un grande applauso all'Ajax

Chi segue il calcio sa che ormai da un po' di anni le squadre - in qualsiasi competizione, nazionale o internazionale che sia - scendono in campo con ogni giocatore che tiene per mano un bambino o una bambina.
Certo, a livello di immagine è una bella cosa soprattutto perché tende a dimostrare che il calcio è un gioco.
Certo poi la realtà del calcio è altro... e il gesto di cui sopra è oltretutto alquanto ipocrita, essendo imposto dall'alto e non scelta spontanea delle società calcistiche.

Oggi però l'Ajax - squadra di calcio di Amsterdam e più prestigiosa squadra di calcio olandese (e tra le più prestigiose del mondo) - ha fatto qualcosa di diverso.
Nella partita odierna (contro il Cambuur di Leeuwarden) i giocatori dell'Ajax sono scesi in campo tenendo per mano non dei bambini, ma delle signore di mezza età.
Sono impazziti? Chi erano queste signore?

No, nessuna pazzia... oggi semplicemente era la festa della mamma e l'Ajax ha deciso di far scendere in campo i propri giocatori accompagnati dalle rispettive mamme.

Grande Ajax!

Saluti,

Mauro.

venerdì 8 maggio 2015

Lo sport più praticato in Germania 2

Vi avevo già parlato di quale è lo sport più praticato in Germania.

Detto sport ha raggiunto ora un nuovo record: nella notte tra lunedì e martedì è cominciato uno sciopero delle ferrovie che terminerà (forse) domenica prossima.

Mai visto uno sciopero così lungo in Germania (anche se talvolta ci sono stati scioperi, non solo nelle ferrovie, che duravano un giorno solo... ma che venivano effettuati per settimane un giorno sì e un giorno no).

Saluti,

Mauro.