giovedì 27 febbraio 2014

Questi però sanno fare dell'ironia

Il PD, vi ricordo, era nato come sottomissione di un partito grosso - i DS, eredi del PCI - a un partito medio-piccolo - la Margherita, erede di una parte della vecchia DC.
Quindi era nato, se non proprio democristiano, almeno centrista.

Ora la transizione del PD nella nuova versione della DC si è completata, grazie a Matteo Renzi.

E ora che è rinata la DC (anche se continua a chiamarsi PD), cosa ti combinano quei buontemponi che la guidano?
Entrano nel PSE, il Partito Socialdemocratico Europeo, ignorando il PPE, il Partito Popolare Europeo (cioè la DC europea).

E poi voi mi volete dire che i politici non sanno fare dell'ironia?

Saluti,

Mauro.

mercoledì 26 febbraio 2014

È una bufala, non diffondetela

Da qualche tempo gira un avvertimento che dice che i messaggi di WhatsApp diventeranno a pagamento. E che per continuare a spedirli gratis dovete reinviare detto avvertimento ad almeno venti (o dieci a seconda delle versioni) vostri contatti.
Finora avevo ignorato la cosa, pur avendone letto in rete. Non credevo che potesse essere presa sul serio.
Oggi però - finalmente! - un mio contatto ha osato inviare a me detto avvertimento.
Quindi sono costretto a parlarne.

È una bufala!
Non diffondetela (e soprattutto non cliccate sul sito citato nell'avvertimento, il vostro IP non è mascherato... quindi andando su quel sito lasciate tracce, che protebbero essere, diciamo così, mal usate).

Per saperne di più, leggete cosa ha scritto al proposito il sempre vigile Paolo Attivissimo.

Saluti,

Mauro.

martedì 25 febbraio 2014

Tanto di cappello a Di Maio

Chi mi conosce sa benissimo che non sono un amante del M5S. Anzi.

Soprattutto non mi piace il disprezzo del M5S per le istituzioni.
Infatti si possono contestare le persone che ricoprono cariche istituzionali (e dette persone sono spesso il primo a contestarle), ma contestare le istituzioni in sé è, nel migliore dei casi, dimostrazione di crassa ignoranza.
Lasciamo perdere il peggiore dei casi.

Oggi però nei confronti di un rappresentante del M5S ho dovuto cambiare idea: il vicepresidente della Camera Di Maio ha dimostrato di essere veramente un uomo delle istituzioni.
Contrariamente a Renzi.

Questi "pizzini" lo dimostrano.

Saluti,

Mauro.

Dibattito parlamentare ovvero i leader che lo evitano

Lasciamo un attimo da parte come si è formato (e come è composto) il governo Renzi.
E guardiamo al Parlamento.

In democrazia il Parlamento è il cuore della politica. È il posto dove, appunto, la politica viene fatta, costruita, discussa. E una volta fatta in Parlamento viene poi passata al Governo perché si occupi della sua applicazione pratica (non per niente il Parlamento è il detentore del potere legislativo mentre il Governo di quello esecutivo).

Quindi uno si aspetterebbe - e in democrazia uno deve aspettarselo, anzi deve pretenderlo - che i leaders dei vari partiti siedano in Parlamento e partecipino al dibattito parlamentare, non che tirino solo le fila da dietro le quinte... insomma, almeno uno si aspetta che ci mettano la faccia in tutto e per tutto.
E se non possono farlo per ragioni esterne (tipo ineleggibilità)... che passino la mano all'interno del partito.

Ecco... detto ciò... l'Italia ha un problema. Un grosso problema.

Cinque partiti (e confesso che uno dei cinque è il partito per cui voto, cioè SEL) rappresentati in Parlamento - tra cui i tre partiti più grossi: PD, M5S e FI - hanno il leader che se ne sta fuori dal Parlamento.
Sono cinque storie diverse, con cause e spiegazioni diverse... ma sono comunque cinque storie sbagliate. E nessuna delle cinque in democrazia dovrebbe esistere.

PD: il leader Matteo Renzi non siede in Parlamento.
M5S: il leader Beppe Grillo (o Gianroberto Casaleggio, fate voi) non siede in Parlamento.
FI: il leader Silvio Berlusconi non siede in Parlamento.
SEL: il leader Nichi Vendola non siede in Parlamento.
Lega Nord: il leader Matteo Salvini non siede in Parlamento.

Se ci aggiungiamo che un sesto partito (Scelta Civica) ha un leader (Mario Monti) sì in Parlamento, ma non eletto bensì nominato e che ha creato il suo partito dopo la nomina... le storie strane (e sbagliate) diventano sei.

No, la cosa non mi piace proprio.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Uso la parola leader perché generalmente i partiti hanno un segretario, non un leader, ma nel caso di M5S e FI non si capisce bene che carica abbiano Grillo, Casaleggio o Berlusconi.

sabato 22 febbraio 2014

La differenza

Il governo Letta non ha portato chissà quali risultati (le larghe intese, di cui è responsabile Napolitano e non Letta, non hanno mai portato risultati, in nessun paese del mondo... lasciatevelo dire da uno che vive in Germania, dove negli ultimi anni di larghe intese se ne sono viste a iosa).

Però Letta accettò l'incarico per spirito di servizio.

Renzi invece ha preteso l'incarico per sete di potere.

Anche se i partiti della coalizione di governo rimangono gli stessi... se non si vedono le differenze significa essere scemi oppure in malafede.

Saluti,

Mauro.

venerdì 21 febbraio 2014

Un governo di merda

Non lo ho mai detto di nessun governo. Neanche dei peggiori governi berlusconiani o del governo Amato.
Spesso ho dato della merda a primi ministri o a singoli ministri, ma mai a governi nel loro complesso.

Stavolta lo faccio. E a priori, senza neanche aspettare di vedere come opererà.

E lo faccio a ragion veduta.
In primis per il motivo per cui è nato: la sete di potere di Renzi. L'unica pietra fondativa di questo governo.
In secundis perché composto (come prevedibile) di terze linee, non di "campioni".

Del resto perché i campioni (veri o presunti che siano) dovrebbero accettare di sottomettersi a Renzi?
Lui è accentratore, non ascolta, decide prima di valutare... un campione con Renzi non può collaborare, può solo combattere.
E per questo Renzi ha incassato una serie di no tale da far arrossire pure un Berlusconi. Ma lui invece di arrossire ha semplicemente chiamato le terze linee, le mezze calzette (da ligure posso citare il nome Pinotti... in un paese civile non troverebbe lavoro neanche come lavacessi).

Guardate i nomi (dimenticate i partiti, guardate i nomi). L'Italia non ha mai avuto un governo con così pochi nomi di qualità. E per chi guarda alla notorietà: no, l'Italia non ha neanche avuto mai un governo così "ignoto" alla massa.

Ma era prevedibile.
Credete proprio che chiunque abbia o rispetto di se stesso o ambizione di potere avrebbe potuto sottomettersi a Renzi e quindi bruciarsi definitivamente?
Ma non scherziamo... uno che valga qualcosa, sia che pensi al paese sia che pensi a se stesso, si mette da parte e aspetta la caduta del ducetto circondato da mezze calzette.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 19 febbraio 2014

Non abusiamo della parola innovazione

L'innovazione, il progresso tecnico (accanto a quello scientifico) sono sicuramente cose importanti, importantissime.
Non sono certo io a negarlo, che nell'innovazione tecnica ci lavoro.

Un articolo letto oggi mi ha fatto però pensare che la parola "innovazione" venga decisamente abusata.

L'articolo in questione è "Se le nuove innovazioni non provocano crescita" pubblicato da Thomas Manfredi su Linkiesta e che è a sua volta la recensione di un articolo più impegnativo scritto da Robert J. Gordon del National Bureau of Economic Research: "Is U.S. Economic Growth Over? Faltering Innovation Confronts the Six Headwinds" (purtroppo a pagamento).

La tesi in sostanza è che, contrariamente a quanto viene sempre detto, non sempre l'innovazione è causa di crescita economica.
Non ho letto l'articolo di Gordon, quindi non so se le sue argomentazioni siano convincenti o meno (non mi stupirebbe comunque se fossero convincenti di base ma lui le avesse "tirate" un po' nelle conclusioni).

Questo articolo però mi ha fatto venire un pensiero a margine: appunto che la parola "innovazione" è abusata.
Usualmente si pensa che ogni brevetto sia innovazione, anzi molti pensano che siano innovative anche idee che non arrivano a diventare brevetto.
Giusto, molti brevetti sono innovativi.
E giusto, anche molte idee che non arrivano al brevetto sono innovative.
Ma sbagliato, non tutti i brevetti e le idee sono innovativi.

Molto non è innovazione, ma solo modifica, evoluzione, miglioramento.
E anche molte di queste cose possono (anzi, devono) arrivare a essere brevetto, perché contengono qualcosa di nuovo che merita protezione.

La vera innovazione però non "contiene qualcosa di nuovo".
La vera innovazione è "nuovo" e basta.

Saluti,

Mauro.

sabato 15 febbraio 2014

Una partita speciale

Volevo scriverne quando nelle settimane scorse il Genoa ha giocato a Firenze.
Per un motivo o per l'altro non ci sono riuscito.
Lo faccio ora.

Io sono genoano e questo lo sapete. Non è certo una novità.
Altre squadre possono essermi simpatiche o antipatiche, ma la maggioranza delle altre squadre in realtà mi è indifferente.

Fino al 7 gennaio la Fiorentina apparteneva a questa maggioranza.
Il 7 gennaio però è morto mio papà. Mio papà, colui che mi ha attaccato la malattia Genoa.
Cosa c'entra con la Fiorentina?
L'unica trasferta (derbies esclusi, ma questi non sono vere trasferte) che abbiamo mai fatto insieme è stata un Fiorentina-Genoa.
E l'ultima partita che abbiamo visto insieme allo stadio, prima che lui si ammalasse, è stata un Genoa-Fiorentina.

Quando il Genoa in futuro incontrerà la Fiorentina per me non sarà mai più una partita normale. Non potrà più esserlo. No.

Saluti,

Mauro.

Dettagli coloniesi 22 - Un duomo inquietante


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli coloniesi.

giovedì 13 febbraio 2014

Moriremo tutti democristiani

Vero che anche Letta è DC, non solo Renzi.

Ma almeno Letta veniva dalla parte sana della DC, quella che ci ha dato gente come Aldo Moro.
Renzi viene dalla tradizione fanfaniana. E infatti Fanfani prima di aderire alla DC fu una camicia nera.

Altro non aggiungo.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 12 febbraio 2014

Dettagli genovesi 10 - Cactus in fiore


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli genovesi.

martedì 11 febbraio 2014

Ridimensioniamo il referendum svizzero

La Svizzera ha votato contro gli immigrati.

OK... il referendum ha visto la vittoria di chi vuole una limitazione dell'immigrazione di massa... per altro molto risicata, con solo il 50,3% dei votanti favorevoli alla limitazione... 50,3% dei votanti, non degli svizzeri, e anche sui siti svizzeri è ben difficile scoprire quanti siano andati a votare (presumibilmente l'astensionismo domina anche lì).
Quindi intanto parliamo degli svizzeri votanti, non della Svizzera.

E poi, siamo sicuri di sapere cosa succederà veramente? Non credo.

Punto primo: a livello immediato non succederà assolutamente niente. I referenda, in qualsiasi paese, sono sì vincolanti, ma non hanno valore di legge.
Cosa significa? Che per cambiare la situazione concreta deve intervenire il Parlamento con le adeguate modifiche legislative. E queste seguono lo stesso iter di ogni altra proposta legislativa. Anche in Svizzera.
Per la precisione in Svizzera il Parlamento ha tre anni di tempo per tradurre in legge un referendum. E in tre anni possono succedere tante cose.

Punto secondo: un referendum in genere (e in Svizzera in particolare) contiene enuncianzioni generiche o parziali. Una legge deve essere precisa e completa.
Ergo: prima di urlare allo scandalo aspettiamo di vedere come il Parlamento svizzero tradurrà questo referendum in legge.
Potrebbe anche darsi che i promotori dello stesso alla fine abbiano fatto un autogol.

Punto terzo: piantiamola di parlare dei frontalieri (italiani in Ticino o tedeschi a Basilea o Sciaffusa).
I frontalieri non sono immigrati: essi continuano a vivere nel paese di origine (Italia o Germania, per quanto riguarda i casi citati). In Svizzera lavorano solo. E il referendum non riguarda loro (anche se ai promotori piacerebbe).
Quindi: cancellate a priori almeno i due terzi degli articoli che state leggendo: detti articoli non parlano per niente di ciò che ha a che fare col referendum.

Punto quarto: Un referendum, quasiasi sia il suo risultato, non deve andare contro le leggi e la Costituzione del paese in cui viene fatto.
Ergo: prima che questo risultato diventi legge ci sono un sacco di passaggi da fare. Non tutti i controlli vengono fatti prima del voto (soprattutto in paesi come la Svizzera, dove i referenda sono quasi quotidiani).

Punto quinto: ogni paese che aderisce ad accordi internazionali è legato agli stessi.
Il che significa che se qualcuno (mediante referendum o per altre strade) propone iniziative che vanno contro questi accordi i casi sono due: o l'iniziativa viene ignorata o il paese in questione esce da detti accordi.
Quindi: in fondo non serve che la UE minacci la Svizzera. La Svizzera stessa, se vorrà tradurre il referendum in legge, dovrà di propria iniziativa uscire dagli accordi di Schengen. L'altra (più probabile) possibilità è che non traduca il referendum in legge.

Punto sesto: io attraverso la Svizzera (sono italiano e vivo in Germania) da ben prima che questa aderisse a Schengen. E non sono mai stato controllato ai confini.
Se credete che verrò controllato una volta che la Svizzera dovesse uscire da Schengen... beh, continuate pure a sognare.

Cosa significa tutto ciò?
Semplicemente che alla fine, nonostante il referendum, probabilmente non succederà nulla.

Saluti,

Mauro.

lunedì 10 febbraio 2014

Dettagli genovesi 9 - Monumenti portuali


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli genovesi.

L'idiozia dei "mipiacisti"

Comincio subito con la confessione di una grave colpa: io sono su Facebook.

Però ho delle attenuanti serie: io organizzo attività culturali e ho un blog... e per queste cose Facebook è un veicolo pubblicitario fortissimo.

Il problema però non è cosa io scriva su Facebook, bensì gli idioti del "mi piace".

Tempo fa ho pubblicato un messaggio in cui la parte principale (come importanza, non come spazio) era il dire che avevo avuto un grave lutto in famiglia (in realtà erano due ma questo è un altro discorso)... e questo messaggio ha raccolto un paio di "mi piace".
Cioè, fammi capire... ti piace che io abbia avuto un grave lutto in famiglia?
Bene, allora a me piacerà quando i tuoi parenti stretti avranno un grave lutto in famiglia. Cioè quello per la tua perdita.

Ma anche senza arrivare a fatti così drammatici, la tua idiozia rimane comunque evidente.
Io scrivo cose che tu non puoi approvare, ma comunque clicchi su "mi piace" (e io ti conosco, quindi so benissimo che non lo fai per promuovere la libertà di espressione)... cioè non hai letto (o forse letto, ma di sicuro non capito) quello che "ti piace".
Io per curiosità vado a vedere cosa "ti piace" e vedo che "ti piacciono" talmente tante cose che neanche stando 24 ore al giorno su Facebook potresti averle veramente lette tutte... cioè non hai letto un bel nulla... il tuo ditino segue semplicemente un riflesso pavloviano quando clicca su "mi piace".

Insomma, caro/a "mipiacista"... dei tuoi "mi piace" non me ne frega nulla. Anzi mi fanno proprio schifo, quindi la prossima volta pensaci non due, ma duemila volte prima di cliccare su "mi piace".

Saluti,

Mauro.

sabato 8 febbraio 2014

Il vuoto, un padre e Wallander

Chi mi legge regolarmente sa che un mese fa ho perso mio padre, perdita che ha lasciato un vuoto non colmabile.
Chi mi legge regolarmente sa anche che sono un grandissimo appassionato di letteratura gialla nordica.

Cosa hanno le due cose in comune?
Apparentemente nulla.
Ma una frase dell'ultimo romanzo della serie di Wallander mostra invece che hanno tanto in comune.
Cosa dice detta frase?
La traduco qui dal tedesco, visto che il libro non è ancora stato pubblicato in italiano:

Egli ha avuto un padre. Un certo giorno non c'era più. Improvvisamente il tempo è scomparso, il tempo che distanziava tra il padre vivente e l'urna sepolta nel cimitero. Come fosse ieri. O come fosse un sogno.

Io non ho sepolto mio padre. Lo ho messo in un loculo, all'interno di un tempio cinerario.
Ma tutto il resto è esattamente come lo ho sentito io.

Infatti continuo a non rendermi conto che mio padre non ci sia più.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 5 febbraio 2014

Dettagli genovesi 8 - Una crêuza


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli genovesi.

martedì 4 febbraio 2014

Beh, se se lo dicono da soli...

Che io non abbia una grande considerazione dei tifosi di calcio (pur essendo io stesso un grandissimo tifoso del Genoa) è noto.
E chi non lo sapesse, può scoprirlo qui.

Però quando gli ultras si definiscono da soli figli di puttana... non si tratta più di miei giudizi, ma di qualcosa di più.
E quindi... chi sono io per dargli torto?


Il Rapid Wien è una delle più gloriose squadre austriache... e Hurensöhne, nomignolo che si danno i suoi ultras, in tedesco significa semplicemente figli di puttana.

Se lo dicono loro...

Saluti,

Mauro.


domenica 2 febbraio 2014

È stato osservato il monopolo magnetico? No!

L'altro giorno, a seguito di entusiastiche notizie di stampa, mi chiedevo se fosse stato finalmente osservato/scoperto il monopolo magnetico previsto da Dirac (sorvolo qui sulle domande poste da Serena, in quanto Paolo ha già risposto in maniera precisa e chiara... domande e risposte le trovate nei commenti all'articolo citato sopra).

Oggi posso rispondere: no, non è stato osservato/scoperto. È stato solo simulato (e neanche per la prima volta, anche se mai prima così bene).
Vediamo ora la storia nei dettagli, perché non è la rivoluzione che si strilla, ma è comunque una pagina di ottima fisica (i cui autori comunque meritano una tiratina d'orecchie).
Qui l'articolo originale su Nature, purtroppo a pagamento.

Un gruppo di ricerca ha voluto vedere come si comporterebbe un elettrone nelle vicinanze di un monopolo magnetico.
Per farlo però serviva, appunto, un monopolo. Ma in magazzino a quanto pare non ne hanno trovati ;)
Battute a parte, un monopolo non è mai stato osservato, però le caratteristiche che dovrebbe avere sono note. Quindi? Quindi, si sono detti, vediamo di simularcelo.
Hanno preso un bel po' di atomi di rubidio, li hanno raffreddati ben bene (a circa cento miliardesimi di grado sopra lo zero assoluto) fino a trasformarli in un condensato di Bose-Einstein. Non è qui il caso di stare a discutere in dettaglio cos'è questo condensato, basti qui sapere che atomi in particolari condizioni perdono la propria individualità e si comportano come, appunto, un unico stato condensato.
Ora, il trucco è che, mentre un singolo atomo non potrà mai essere un monopolo, un tale condensato - grazie al comportamento collettivo degli atomi - produrrà un campo magnetico uguale a quello che sarebbe prodotto da un monopolo magnetico.

Per una descrizione corretta e al tempo stesso abbastanza semplice della cosa, potete leggere questo commento (sempre su Nature, stavolta non a pagamento).
Lasciatemi citare una frase in esso contenuta (e pronunciata da Steven Bramwell, fisico allo University College di Londra):

There’s a mathematical analogy here, a neat and beautiful one. But they’re not magnetic monopoles [...]
(Vi è qui un'analogia matematica, accurata e bella. Ma non sono monopoli magnetici [...])

Quindi, Dirac deve aspettare.

Perché gli autori dell'articolo meritano una tirata d'orecchie?
Leggete il titolo dell'articolo originale:

Observation of Dirac monopoles in a synthetic magnetic field
(Osservazione di monopoli di Dirac in un campo magnetico sintetico)

È vero che se scrivevate "Simulazione" invece di "Osservazione" al di fuori degli addetti ai lavori nessuno vi cagava... però non mi sembra proprio della massima onestà intellettuale piegare così le parole...

Saluti,

Mauro. 

sabato 1 febbraio 2014

Arricchirsi sulla povertà

Beh, direte, che banalità... non serve essere comunisti per sapere che il capitalismo prospera sulla pelle dei poveri.
Sarà anche una banalità, ma stavolta la cosa raggiunge vette incredibili.

Wal-Mart (più grande catena di vendite al dettaglio del mondo, non sto qui a elencare tutte le accuse, provate o meno, contro di lei e i suoi metodi nel corso dei decenni, non stiamo parlando di un'associazione umanitaria, anzi) ha annunciato venerdì che il taglio del governo USA ai buoni cibo (programma ampliato notevolmente durante la recessione e ora, almeno nelle sue misure straordinarie, giunto a naturale conclusione) porterà a una caduta dei propri profitti (e quindi, visto che il profitto non si tocca, si dovranno tagliare le spese... cioè i dipendenti).

Insomma: prima Wal-Mart ha mangiato sulla povertà e ora, pur di non tornare a profitti inferiori con cui comunque ha sempre vissuto più che bene, ne provoca ulteriore tramite licenziamenti.

Saluti,

Mauro.