mercoledì 23 agosto 2006

Pedofilia

Pedofilia. Quello che viene considerato il delitto più riprovevole del mondo moderno.

Però anche un'ottima scappatoia... basta usare questo nome a sproposito (o a proposito, dal punto di vista di chi vuole ottenere determinati risultati) e si riesce così a scatenare il linciaggio mediatico e popolare anche per cose che con la pedofilia non hanno nulla a che vedere (e che oltretutto non sempre sono riprovevoli).

Insomma... pedofilia... delitto e ipocrisia.

Ma se ci pensate bene, l'ipocrisia sta già nel nome: "pedofilia" in greco antico significa "amore per i bambini". E stiamo attenti alla parola "amore": qualcuno potrebbe subito saltar su e dire che l'"amore" è una cosa per adulti, che per i bambini bisogna provare "affetto".
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.

Il problema è che l'italiano ha una sola parola per il concetto d'amore, mentre il greco antico ne ha tre: eros, agape e philia.
E "philia" è proprio la radice di pedofilia. E "philia" indica l'amore inteso come "amicizia, affetto", senza il trasporto corporale dell'"eros".

Insomma: usiamo una parola che descrive qualcosa di bellissimo per descrivere qualcosa di bruttissimo. Non sarà che la colpa di tutto il casino moderno sulla pedofilia sia anche frutto di questa contraddizione?

Saluti,

Mauro.

martedì 15 agosto 2006

Pacifisti?

A (quasi) ogni conflitto riscoppia il pacifismo.

Bello, nulla da dire, che tanta gente voglia la pace e che si impegni per portarla in giro, per propagandarla contro ogni violenza, contro ogni guerra.

Contro ogni guerra? Proprio "ogni", ne siamo sicuri?

Bene, perché allora non ricordo pacifisti davanti alle ambasciate sovietiche in occasione dell'invasione dell'Afghanistan? O davanti a quelle irachene quando Saddam invase il Kuwait?
È giusto protestare davanti alle rappresenzanze USA per il Vietnam o per l'Iraq ed è giusto anche protestare contro Israele per Gaza e il Libano... ma non sarebbero queste proteste ancora più giuste (e soprattutto con più possibilità di successo) se si protestasse veramente contro "ogni" guerra?
O non sarà che il pacifismo è in buona parte semplicemente antiamericanismo?

Oltre a ciò... siamo sicuri che fermare una guerra sia già pace? Siamo proprio sicuri che la semplice assenza di guerra possa essere definita pace?
Non sarebbe anche il caso di capire i perché? O ci accontentiamo di paci ingiuste e imposte che altro non sono che incubatrici di nuove guerre?

Pensiamoci un po'... forse così non fermeremo le guerre più velocemente (anzi), ma almeno le fermeremo per più lungo tempo. È già qualcosa, no?

Saluti,

Mauro.

mercoledì 9 agosto 2006

Giustizialismo o perdonismo?

Il recente indulto mi ha fatto venire in mente l'eterna italica lotta tra i giustizialisti e i perdonisti.

Bisogna essere duri, intransigenti, usare il pugno di ferro per proteggere gli onesti e rendere i disonesti inoffensivi?
Bisogna essere buoni, generosi, tendere la mano per contribuire al recupero dei rei e costruire una società buona?

Intanto chiariamo che nessuna delle due cose ha nulla a che fare con la giustizia.
La parola "giustizia", se qualcuno non lo avesse notato, ha la stessa radice della parola "giusto". E né la durezza estrema, né il buonismo spinto sono giusti (che possano essere, in determinate situazioni, utili e/o giustificati è un altro discorso, ma giusti non sono di sicuro entrambi).

Una pena giusta è la premessa indispensabile per poter far sì che sia gli onesti che i disonesti, sia le vittime che i colpevoli possano mantenere o ritrovare il rispetto reciproco e quello verso sè stessi come esseri umani.

Se invece il problema non é la giustizia, ma, come molti vorrebbero farci credere, la sicurezza... allora a maggior ragione giustizialismo e perdonismo perdono entrambi senso.
La maggior garanzia di sicurezza è fornita dalla certezza della pena. E questa si ottiene a mio modesto parere tramite due cose:
- Regole chiare e semplici e "cataloghi delle punizioni" espliciti, in modo che si sappia sempre a cosa si va incontro trasgredendo le regole;
- Una volta condannati in via definitiva pena fissa e chiara, senza premi o aggravamenti, se non in casi eccezionali.

A che serve non sapere se, per esempio, prenderò solo una multa o un anno di galera?
A che serve sapere, per esempio, che nonostante i 30 anni teorici a cui sono stato condannato, mi terranno dentro solo 10 anni o giù di lì?

Ripartiamo da questo. E poi vedrete che non ci sarà più bisogno né di perdonismo né di giustizialismo.

Saluti,

Mauro.

lunedì 7 agosto 2006

Liberisti? Ma non fatemi ridere!

Con la caduta del muro di Berlino si è consumata la sconfitta del comunismo. Il capitalismo e il liberismo hanno vinto.

C'è qualcosa che non mi quadra.
Che un capitalista sia contento della sconfitta del comunismo è naturale. È nella natura delle cose, qualunque cosa si possa pensare tanto del comunismo quanto del capitalismo.
Che un capitalista esalti il liberismo... però...

Ma come si fa, a meno di ipocrisie e/o ignoranze, a considerare come sinonimi o quasi capitalismo e liberismo? Ma sono opposti e inconciliabili!

Cerchiamo di capire un po' meglio chi è un liberista.
Un liberista è una persona che nell'economia (e non solo, ma limitiamoci all'economia) predica il libero mercato, cioè la concorrenza, l'apertura a offerte diverse.
Il liberista da una parte quindi è contro lo statalismo, il controllo centralizzato dell'economia (e la versione estrema del liberista è contro ogni regola, quindi inconsapevolmente tendente all'anarchia).
Dall'altra parte è inevitabilmente contro il capitalismo. Perché? Molto semplice: il capitalismo non può che avere come fine (conscio o inconscio poco importa) il monopolio. Cioè il controllo centrale, anche se non da parte dello Stato.

Quindi se sentite un capitalista lodare il liberismo... non stupitevi se sentite puzza di bruciato e soprattutto controllate se avete ancora il vostro portafogli in tasca :-)

Saluti,

Mauro.

mercoledì 2 agosto 2006

Non difendetemi!

Una piaga del nostro tempo: coloro che ci vogliono difendere.

Impegno lodevole, quello dei buoni samaritani del nostro tempo, e soprattutto quasi sovrumano.
Del resto viviamo in un mondo pieno di pericoli di ogni sorta, nascosti ovunque, anche a due passi da noi, non solo nei vicoli di Baghdad o nelle giungle colombiane.

Per fortuna che quando andiamo a una manifestazione politica ci sono prottetori della nostra parte che ci difendono dagli attacchi di quegli antidemocratici dell'"altra parte".
Per fortuna che quando seguiamo la nostra squadra del cuore in trasferta ci sono i nostri ultrà che ci difendono da quei violenti ultrà provocatori della sponda opposta.
Per fortuna che quando ci troviamo in movimenti di piazza spontanei ci sono altrettanti "spontanei" servizi d'ordine che ci difendono dagli attacchi di provocatori mascherati e/o polizia fascista.
Per fortuna che quando il nostro paese cerca di fare una qualche politica estera ci sono i servizi che prevengono gli attentati di chi ce lo vuole impedire.
Per fortuna che quando da qualche parte un dittatore cade ci sono i difensori della democrazia che arrivano a difendere i neo-liberati dagli attacchi, dai colpi di coda di chi non vuole la libertà.
Per fortuna...
Per fortuna...
Per fortuna...

Per fortuna?
Per fortuna???

E se... senza tutti questi difensori, tutti questi disinteressati samaritani che si sacrificano per noi rischiando la loro incolumità... tutti questi attacchi, tutti questi rischi non ci fossero?

E se... tutti questi samaritani poi così disinteressati non fossero?

Cari buoni samaritani, se dovessi trovarmi in difficoltà, non difendetemi. Così forse eviterò addirittura di essere attaccato :-)

Saluti,

Mauro.